Massimizzare un solo parametro di valutazione(per esempio l’Ebit) rischia di avere un impatto negativo nel medio-lungo periodo sulle altre voci che determinano la salute di un’impresa
di Alessandro Cravera* Fonte IlSole24ore
“Profitto e creazione di valore sono considerate le principali misure del successo aziendale. Nella visione aziendalista classica, una crescita nel tempo di questi parametri, oltre ad essere considerata un’ottima notizia, rappresenta un indicatore di buona salute dell’azienda. E se non fosse così? Sembra incredibile, ma la modalità con cui continuiamo a misurare il valore delle aziende contraddice uno dei principi cardine della fisica moderna – la seconda legge della termodinamica – che ha dimostrato che, in un sistema chiuso, la quantità di energia disponibile può solo diminuire. (…)
L’inclusione del secondo principio della termodinamica nella strategia d’azienda porta inevitabilmente alla necessità di affiancare al linguaggio e alle metriche economiche i concetti fisici di entropia e neghentropia (riduzione dell’entropia). La consapevolezza che l’agire economico d’impresa provochi un consumo di risorse (quindi entropia), comporta inevitabilmente l’importanza di innescare all’interno delle organizzazioni dei processi di segno contrario (neghentropici) in grado di ripristinare le risorse connesse al processo generativo ed evolutivo dell’azienda.
Le risorse di cui stiamo parlando non sono solo finanziarie, ma riguardano in primo luogo gli intangibile assets che l’impresa possiede: la sua reputazione ed immagine sul mercato, la sua capacità di soddisfare e fidelizzare i clienti, le competenze delle proprie persone, il know-how aziendale, la capacità di innovazione e così via. Non si tratta di dare un valore economico a questi asset (come tenta di fare la dottrina aziendalista tradizionale) bensì di considerarli in base al loro contributo all’evoluzione dell’azienda (il potenziale neghentropico). (…)
Una maggiore consapevolezza del principio entropico dovrebbe anche portare ad un ripensamento dei parametri e delle metriche di performance management, i cosiddetti KPI. Il loro limite è insito nel fatto che oggi sono prevalentemente utilizzati in un’ottica di efficienza e massimizzazione. In pratica, un miglioramento dei KPI fondamentali dell’azienda è considerato, senza eccezioni, una buona notizia. La buona pratica dovrebbe invece portare a valutare gli impatti del miglioramento di certi KPI sul sistema azienda nel suo complesso. In questo senso, potrebbe essere utile considerare l’azienda come un sistema vivente. Dotarsi quindi di «parametri vitali» in grado di misurarne non la mera performance, bensì il suo stato di salute e, quindi, di valore nel tempo.”