Maggior consapevolezza ESG ha un’impresa, minore è la sua probabilità di fallire per la sua maggior capacità di solvibilità.
Dallo studio “Be good to be wise: Environmental, Social, and Governance awareness as a potential creditrisk mitigation factor” dell’Università La Sapienza di Roma
Interessanti i risultati emersi dallo studio “Be good to be wise” (Essere buoni per essere saggi) dell’Università La Sapienza di Roma con la direzione della prof.ssa Marina Brogi con cui si propone un modello per supportare l’inclusione dei fattori ESG nella valutazione del rischio delle imprese da parte delle banche.
L’integrazione dei fattori ambientali, sociali e di governance (ESG) nella valutazione del rischio di credito è la nuova frontiera per la gestione del rischio di credito poiché le autorità di regolamentazione e gli investitori richiedono sempre più alle banche di incanalare i prestiti verso mutuatari “sostenibili” e, in definitiva, promuovere una crescita sostenibile. La mancata gestione delle preoccupazioni ESG, tra le altre conseguenze, può comportare una reputazione negativa, rischi di comportamento scorretto e errori di prezzo e difficoltà di sviluppo aziendale. Allo stesso modo, una minore fiducia degli investitori e del mercato potrebbe comportare problemi di liquidità, aumento dei costi finanziari, difficoltà a ottenere agevolazioni bancarie.
Qui lo studio